Il più dolce delitto
In una clinica psichiatrica, ai bordi di un lago scuro e fermo nel cuore della Svizzera, viene inviato Marlo, un giovane medico. Marlo è un uomo inquieto, indipendente, consapevole dell’ambiguità della propria professione e della natura umana. Affetto da una sottile forma di erotomania, con le pazienti e con il personale adotta metodi eccentrici in contestazione con le rigide e usurate regole imposte dall’istituzione psichiatrica. Prendendosi cura di una giovanissima paziente – Geli, un es-sere fragile e violento, spaurito e inavvicinabile – Marlo concepisce nei suoi confronti un’attrazione che diventerà via via una vera ossessione.
Il medico – che era stato comandato alla clinica per svolgere un’indagine sull’istituto – scopre abusi e violenze sulle pazienti da parte del personale. Eppure il suo stesso ruolo e la decisione di indagare le proprie pulsioni lo portano a vivere rapporti perversi, trasgressivi dell’etica e della deontologia.
Marlo scopre che la malattia mentale non è estranea né a lui stesso né ai “sani”, che i confini tra normalità e “follia” sono permeabili, anche se pochi hanno la forza di abbandonarsi e riconoscere in sé la vulnerabilità della pazzia. Il giovane medico oppone la violenza dei propri sentimenti e delle proprie pulsioni alla fredda arroganza della scienza medica, che nella clinica nasconde – dietro il volto lindo dell’organizzazione – il sopruso fisico, il plagio mentale, l’abbrutimento del debole e del malato a nuda carne di cui profittare.
Una sfida che si conclude con la denuncia ufficiale da parte di Marlo degli abusi scoperti. Tuttavia questo gesto non avrà reali conseguenze: Marlo, spinto dalle sue ossessioni, desiste dalla battaglia contro “l’istituzione” per dedicarsi ad accudire Geli, di cui ha ottenuto l’adozione, nei suoi ultimi mesi di vita.
“Il più dolce delitto” è un romanzo di respiro internazionale, con una lingua classica, elegante e a tratti preziosa, capace di richiamare per il clima e l’ambientazione certi romanzi del primo novecento come il “Doppio sogno” di Arthur Schnitzler o, per il ritmo e il procedere avvolgente della narrazione, i racconti più densi di Milan Kundera.